
Gairo Vecchio, esplorazione del paese fantasma
Vi ho già parlato di diversi luoghi abbandonati della Sardegna.
Ma il mio amore per i paesi fantasma è nato dopo aver visitato Craco, la ghost town della Basilicata.
Dopo questa esperienza ho sempre cercato luoghi che mi facessero provare le stesse emozioni provate durante quella visita.
Ecco: Gairo Vecchio ci è andata molto vicina.
Premessa
Gairo Vecchia si trova nella parte sottostante di Gairo Sant’Elena ed è facilmente raggiungibile dalla strada Statale 198 di Seui e Lanusei a meno che …
A meno che, come me, non abbiate delle strane impostazioni di Google Maps.
Per qualche strano motivo, il mio navigatore è impostato su mulattiere meglio se a strapiombo.
E non c’è modo di fargli capire che io vorrei percorrere strade più agevoli.
Quindi anche in questo caso il percorso si è allungato notevolmente; in pratica ho percorso otto chilometri in più attraverso una strada sterrata con solchi così profondi da farmi temere di restare bloccata nel bel mezzo del nulla.
Dopo venti minuti a passo d’uomo e guadando alcuni piccoli ruscelli d’acqua, vedo finalmente Gairo Vecchio.
Al cartello divieto d’accesso, dopo un attimo di sconforto, decido di procedere.
Di tornare indietro per quel sentiero non sarebbe riuscito a convincermi nessuno.
Quando arrivo ad un ampio parcheggio di ghiaia mi rendo conto che ci sono altre auto e mentre mi chiedo se hanno affrontato il mio stesso supplizio, noto la strada statale, ampia, asfaltata e assolutamente comoda.
Luoghi abbandonati della Sardegna: Gairo Vecchio
Gairo Vecchio è uno dei paesi fantasma più conosciuti della Sardegna.
Si dice che il significato di gairo sia “terra che scorre”.
Ed effettivamente il suo abbandono è dovuto all’instabilità del terreno su cui sorge.
Dopo diversi e violenti nubifragi, il terreno iniziò a franare; poi a seguito della terribile alluvione del 1951 si decise che il luogo non era più sicuro.
Il paese venne ricostruito altrove.
Passeggiare per Gairo Vecchio è fare un viaggio nel tempo.
Finestre aperte sul nulla, tetti di stelle, scale senza nessuna destinazione, camini aggrappati a pareti perché privi di un pavimento.
Hanno catturato la mia attenzione le pareti interne delle case: quasi tutte di colore rosa o blu.
Si può solo immaginare come doveva essere una volta il borgo.
Ora, solo silenzio tra i vicoli e le scalinate che si diramano tra edifici diroccati che sfidano il tempo.
E tanta natura che si impadronisce delle opere realizzate dall’uomo.
In questo luogo di abbandono svetta la chiesa, edificio ricostruito o restaurato, che viene a tutt’oggi utilizzato per cerimonie e feste.
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2 commenti
Eugenia Gavina
Davvero interessante!
manu
Consigliatissimo!