
Palermo in 48 ore, cosa fare, mangiare e dove dormire
Visitare Palermo in 48 ore?
Con questa premessa vi racconto della mia due giorni nel meraviglioso capoluogo Siciliano.
Palermo è una città nella quale ci si muove facilmente a piedi ma che contiene una tale infinità di bellezze che obbligano a fare delle scelte.
Tutto in 48 ore non si può assolutamente vedere ma permette almeno un po’ di assaporare la magia di questo luogo.
Palermo in 48 ore, come raggiungere la città dall’aeroporto.
Il metodo più veloce per raggiungere il centro città è sicuramente utilizzare il servizio bus di Prestia e Comandè.
Questi grandi e comodi autobus fanno la spola dall’aeroporto al centro città ogni 30 minuti con un tempo di percorrenza di 40/50 minuti, in base al traffico.
Il costo di andata e ritorno, acquistando presso la relativa biglietteria presente all’aeroporto è di € 10,00; invece, acquistando separatamente i due biglietti, il costo € 6,00 cadauno.
Il biglietto può essere acquistato anche a bordo ma il costo sale di un altro euro.
E’ possibile raggiungere il centro anche con il treno o con i taxi privati e collettivi.
Il treno ha un costo inferiore ma i tempi si allungano e se avete poco tempo diventa forse un po’ scomodo.
I taxi privati sono il mezzo più veloce ma ovviamente il più costoso; quello collettivo ha un costo di circa € 8,00 però finché non raggiunge la quota minima di persone, non parte.
Palermo in 48 ore, dove alloggiare.
Sicuramente le zone migliori dove alloggiare, sono quelle vicino al centro storico.
Io ho optato per il Panurban, struttura trovata attraverso Booking.
Oltre ad avere una posizione perfetta a pochi passi dalla fermata dell’autobus Prestia e Comandè è anche a pochi metri dall’ingresso di Vucciria lungo Via Roma.
L’alloggio di Chiara, l’host che ci ha ospitato, è curato in ogni dettaglio.
Un piccolo gioiello in un grande palazzo che si affaccia sulla via.
Oltre alle camere è a disposizione degli ospiti anche un piccolo soggiorno.
Palermo in 48 ore, cosa fare e vedere.
Ed arriviamo al tasto dolente del viaggio perché di cose da vedere ne avevo segnate veramente tante ma purtroppo non tutto sono riuscita a fare.
Da non perdere i 3 mercati della città: Vucciria, Ballarò e il mercato del Capo.
Vucciria è il luogo ideale per la sera.
Il nome è legato alle grida dei mercanti che vendevano la merce usando la voce come mezzo di comunicazione: il vociare, le grida e la confusione.
Nato come mercato di carne, pesce e verdura ora si trova anche qualche bottega e tanti locali, pub e ristoranti dove mangiare e bere.
Per questo è uno dei luoghi più apprezzati e frequentati dai giovani.
Non è raro che qualcuno accenda la musica ad alto volume e questo luogo si trasformi in un enorme discoteca a cielo aperto.
Ballarò è il mercato più conosciuto dai turisti.
E’ enorme: rumori, odori e colori la fanno da padrone.
Si tratta di un mercato storico ed il suo nome deriva dal termine arabo “balhara” che indicava il nome del villaggio dei commercianti che vendevano i prodotti al mercato.
Il mercato del Capo è quello che ho preferito in assoluto.
Situato nel quartiere omonimo, la cui entrata coincide con la Porta Carini, mi ha dato l’impressione di avere mantenuto maggiormente il suo aspetto originale ricordandomi tantissimo un suk arabo, con il suo aspetto labirintico e bancarelle di ogni tipo che invadono le strade di profumi, odori e fragranze.
Ovviamente immancabile le mille voci dei venditori che richiamano l’attenzione degli avventori.
Con più tempo avrei voluto visitare anche il mercato delle pulci nella zona di Piazza del Papireto caratterizzato da baracche in lamiera.
Una passeggiata a piedi a Palermo da la possibilità di ammirare al meglio l’architettura.
In nessun altro luogo ho potuto vedere una così molteplicità di stili convivere con così tanta armonia.
Una delle mete imperdibili è la Piazza Quattro Canti, in stile barocco, un crocevia di quattro strade a forma ottagonale dove si affacciano 4 palazzi ornati da fontane a rappresentazione dei quattro corsi d’acqua che attraversavano la città: Papireto, Pannaria, Kemonio e Oreto.
Sui palazzi si possono ammirare anche la rappresentazione delle quattro stagioni e delle quattro sante della città.
Da qui si raggiunge la Fontana Pretoria detta anche della Vergogna perché composta da statue nude.
Una delle leggende che l’avvolge, racconta che le suore di clausura del vicino convento danneggiarono le statue perché offese dalle loro nudità.
A pochi passi, in Piazza Bellini, ho potuto ammirare la Chiesa di San Cataldo con le sue caratteristiche 3 cupole rosse e la Chiesa arabo-normanna di Santa Maria dell’Ammiraglio, patrimonio dell’Unesco.
A Palermo sono necessarie delle scelte ed io ho preferito vedere queste chiese solo all’esterno a favore della Chiesa del Gesù, detta anche Casa Professa, una chiesa in stile barocco di una bellezza disarmante.
L’ingresso è gratuito.
La Cattedrale di Palermo, anch’essa patrimonio dell’Unesco, è un altro di quei monumenti a cui non si può rinunciare.
Mi sarebbe piaciuto salire sui camminamenti ma erano chiusi per manutenzione.
Ho trovato meraviglioso vedere così tanti studenti fare lezione all’interno del giardino situato davanti a questo edificio.
Dietro la Cattedrale, nella zona della Salita Artale si possono ammirare diversi carretti siciliani.
Ho raggiunto il Palazzo dei Normanni conosciuto anche come Palazzo Reale con a fianco la Cappella Palatina a cui ho dedicato solo una visita esterna passeggiando nei giardini antistanti anche per difendermi dal caldo.
Diverso tempo l’ho utilizzato per cercare la street art della città.
Dal No Mafia Memorial, un palazzo che ospita un museo/memoriale che ripercorre la storia della lotta alla mafia, sulla cui facciata sono riprodotte le immagini di liberi cittadini, ai diversi e numerosi murales dedicati a Falcone e Borsellino e a Santa Rosalia.
La zona migliore per ammirare queste opere è sicuramente il quartiere La Kalsa soprattutto lungo via Santa Teresa.
Questo è il quartiere dove sono nati sia Giovanni Falcone che Paolo Borsellino.
Da non perdere, la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo la cui realizzazione non fu mai terminata per potenziare il sistema di difesa della città sotto la minaccia turca.
Divenne quindi un baluardo difensivo.
Oggi viene utilizzata per spettacoli teatrali, musicali e culturali a cielo aperto.
Un’altra zona che ho voluto visitare di questo quartiere è il Foro Italico, una enorme area verde che prosegue fino al lungomare riqualificata e che ora comprende un bel parco, una ciclabile e delle panchine decorate da pois colorati.
Da qui è obbligatoria una passeggiata fino a La Cala, il porticciolo della città, poi visitare la Porta Felice con a fianco il Muro delle Cattive.
Il curioso nome è dovuto al fatto che qui venivano confinate le giovani vedove a cui era vietato avere una vita sociale; l’unica concessione era passeggiare su queste mura separate dagli altri.
Altri luoghi che meritano una visita sono: il giardino Garibaldi dove si trova un gigantesco ficus (si dice sia il più grande d’Europa), la Buca della Salvezza che segna il primo tentativo di rivolta contro i Borboni, il Teatro Massimo, la statua del Genio del Garaffo e i Tesori della Loggia.
Quest’ultimi comprendono diversi monumenti : Chiesa di San Giorgio dei Genovesi , Chiesa di Santa Maria di Valverde, Oratorio del SS Rosario in Santa Cita e Oratorio del SS Rosario in San Domenico.
Passando per via Visita Poveri, si ha l’impressione di essere a Napoli ai Quartieri Spagnoli.
Io ho scelto di visitare anche Mondello chiamata la spiaggia di Palermo.
Si raggiunge facilmente con i mezzi pubblici in circa 40/45 minuti.
Il mare di questa località è veramente spettacolare.
Il saluto alla città l’ho fatto dall’ultimo piano della Rinascente dove dalla terrazza mi sono goduta il panorama.
Palermo in 48 ore, cosa mangiare.
A Palermo sarà impossibile non guadagnare qualche chiletto in più.
Le specialità sono tantissime e tutte veramente squisite.
Per la colazione mi sono fermata a Casa Stagnitta dove ho degustato un favoloso cannolo siciliano.
Al mercato Vucciria ho mangiato presso Al Tentacolo dove si sceglie il pesce dal bancone e te lo cucinano sul momento; la specialità è la frittura di pesce: freschissimo.
Sempre presso questo mercato, all’Osteria al Casareccio, ho assaggiato un tris di antipasti composto da involtini di melanzane, sarde a beccafico e bollito all’insalata; a seguire uno spaghetto alla carrettiera ed uno alle sarde e finocchetto.
Tutto veramente buono e gustoso.
Al Mercato del Capo mi sono fermata da Dainotti’s, conosciuto anche per aver vinto una puntata di “Quattro Ristoranti” di Alessandro Borghese; qui mi sono sbaffata le arancine e le panelle accompagnate dalla birra Messina.
Ovviamente ho voluto assaggiare anche il panino con la milza.
Sono andato da Nni Franco u’ Vastiddaru che dopo un assaggio di pannelli e crocchette mi ha servito il classico ” pane con mio marito e uno schizzo” .
Quello “schettu” (celibe) è servito solo con limone, mentre quello “maritatu” (spoasato) è accompagnato anche da caciocavallo.
Questo assaggio mi ha confermato che le frattaglie non fanno per me.
Non mi sono fatta mancare neanche i dolci; a La Martorana ho gustato una cassata classica ed una al forno: buone da leccarsi le dita.
La Sicilia mi aveva già stregato durante la visita a Catania e non vedo l’ora di scoprire quale altro luogo visiterò di questa meravigliosa regione.
Ed ora un breve video girato a Mondello…

